Crypta
La Diaconia e gli affreschi
Alla fine del VI° sec., alcuni locali dell'antico Portico o Insula diventano gli ambienti di una DIACONIA, probabilmente gestita da monaci orientali (Grecia o Cappadocia). La chiesa viene consacrata con il titolo di Diaconia dal Papa Sergio I, di origine siriana (Papa dal 15/12/687 al 8/9/701)
Tutto l'ambiente viene coperto di affreschi (santi acclamanti, orazione di Gesù nell'orto, Sette dormienti di Efeso, Giudizio di Salomone, Tempietto, attribuiti all'inizio del VII sec.).
Fasi successive di affreschi documentano la variegata attività del monastero. Alcuni affreschi mostrano anche tre strati di pitture sovrapposte.
All'ottavo secolo sono attribuiti quelli con il martirio di S. Erasmo.
Tutta la Crypta subisce una profonda trasformazione quando, nel 1049, viene costruita la chiesa superiore.
L'abside della Crypta, murata per sostenere la nuova costruzione, custodisce ancora altri affreschi da recuperare.
Nel 1960 l'Istituto Centrale del Restauro ha staccato e restaurato parte degli affreschi medioevali, per sottrarli alla grande umidità: nello stacco sono venuti alla luce ancora altri dipinti, affrescati su uno strato di intonaco sottostante a quello visibile.
Sono di straordinaria importanza per lo studio della cultura figurativa altomedioevale romana, essendo databili tra il VII e l'XI secolo.
Gli affreschi staccati e restaurati sono ora esposti al MUSEO NAZIONALE ROMANO Crypta Balbi,
Via delle Botteghe Oscure 31.
Cippo di marmo (cippo funerario romano?) riusato come altare.
Il mosaico sulle pareti è probabilmente un'aggiunta medioevale pre cosmatesca.
Una tradizione vuole che su questo altare abbia celebrato S. Gregorio.
L'iscrizione del nobile Gregorio (frammento) ricorda che verso la metà del IX sec. c'erano delle sepolture nell'area retrostante l'abside della chiesa antica.
Questo sepolcro racchiude le spoglie del nobile Gregorio
Il quale, mentre godeva piena salute, prima della tragica fine,
lo costruì per sé, ove riposare in pace per sempre.
Queste preghiere effondi quando eleverai libagioni.
Ecco, egli stesso lo costruì al tempo del pontefice Leone IV
nel sesto anno, prima indizione.
(Leone IV, Papa dal 847 al 855)
GREGORII LAPIS ISTE SEPULTAT NOBILIS ARTUS - AVRA QVI VESCENS CONDIDIT
ANTE NECEM - HUNC SIBIMET SINE MOTU QUO REQVIESCAT IN AEVUM - HAS
QUISQUIS CREVERIS POTULO FUNDE PRAECES - TEMPORIB:qVARTI CONSTRUXIT PRAESULIS
IPSE TER BINO IN ANNO QUUM INDICTIO PRIMA TENEBAT ECCE LEONIS.
(Testo noto da "Miscellanea filologica critica ed antiquaria" dell'Avvocato Carlo Fea. Roma 1790)
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